Settantasette anni fa, giorno più giorno meno, le Brigate Internazionali facevano la loro comparsa a Madrid. Il racconto, sentito ormai molte volte e da voci sempre diverse, conserva in tutti gli stessi particolari.
Madrid è assediata; Madrid è minacciata dalle truppe dei ribelli golpisti; da nord, il generale Mola intende risolvere la conquista in pochi giorni.
Dal quartier generale di Albacete, coordinati da Luigi Longo, vengono spediti a Madrid i primi contingenti di volontari antifascisti. Gli Internazionali sfilano a passo marziale per le vie del centro, perfettamente inquadrati con armi più o meno rimediate. Qualcuno (specie tra gli europei) ha fatto la prima guerra mondiale; i più hanno imparato a sparare nei pochi giorni di addestramento ad Albacete. Non di meno, l’effetto è dirompente: un esercito internazionale, di diversi colori, divise ed elmetti e con i fucili carichi è il primo segno di riscossa contro il fascismo che sta dilagando in Europa e oltre. I madrileni che assistono alla scena – una folla enorme – tirano il fiato ed esultano. Qualcuno, preso dall’entusiasmo, si confonde nella babele di idiomi e grida: “Viva i russi!”.
Da parte repubblicana, la direttiva è semplice e drammatica: evacuare Madrid, difendere Madrid. Eppure la popolazione è stremata, per quanto decisa a combattere. Il governo si sposta a Valencia, a presidiare la città resta la Junta de Defensa, appena formata. Con malcelata soddisfazione, nei quartieri dei ricchi, si preparano a festeggiare l’entrata trionfale delle truppe degli ufficiali ribelli. I fascisti sono in vena di spacconate da grand’uomini: il generale Mola telefona in un ristorante della capitale e prenota un tavolo: tanto, pensa, è questione di poco.
In tutto questo, la parole che per prime mi tornano alla mente sono quelle che mi disse qualche anno fa, giusto all’inizio delle riprese di Memorias, Universo Lípiz, volontario cubano delle Brigate Internazionali, poi partigiano in Francia, deportato e sopravvissuto a Dachau, infine combattente in Playa Girón. Eravamo nella hall di un albergo di Sitges, in Catalogna, che ospitava i veterani delle Brigate Internazionali nei giorni dell’anniversario della despedida. L’intervista era conclusa: Universo, seduto e quasi sdraiato sul divano sintetico, alzò le mani strette a pugno, poi con l’indice tagliò l’aria tra me e lui riprese a parlare: “Tu sai che l’odio è un sentimento. Ma l’odio di cui ti parlo io non è un sentimento: è qualcosa di reale che puoi sentire e toccare con le mani. E’ quella cosa che non ti permette di stare fermo a guardare. Vorrei che questo lo capiste bene: non era l’odio per l’odio. Era l’odio come una necessità storica”.
Al quartiere universitario e alla Casa de Campo si combatte palazzo per palazzo, qualche volta piano per piano. Insieme alla popolazione e alle forze dell’Esercito popolare, le Brigate Internazionali fanno da scudo all’attacco e respingono il nemico fuori dalla cintura della città. Le truppe dei golpisti ripiegano sconfitte oltre la linea del fronte. Né riescono a prenderla nelle settimane successive, nonostante ripetute offensive e bombardamenti terroristici sulla popolazione civile da parte dell’aviazione nazista. Le Brigate subiscono drammatiche perdite, ma sono d’esempio a tutti gli altri: il loro contributo è rilevante, spesso decisivo, in ogni battaglia per la difesa della capitale.
I franchisti non prenderanno Madrid che nel 1939, a guerra finita.
F.
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[colonna sonora]
Christy Moore – “Viva la Quinta Brigada”
Ten years before I saw the light of morning
A comradeship of heroes was laid
From every corner of the world came sailing
The Fifteenth International Brigade
They came to stand beside the Spanish people
To try and stem the rising fascist tide
Franco’s allies were the powerful and wealthy
Frank Ryan’s men came from the other side
Even the olives were bleeding
As the battle for Madrid it thundered on
Truth and love against the force of evil
Brotherhood against the fascist clan
Chorus:
Viva la Quinte Brigada
“No Pasaran”, the pledge that made them fight
“Adelante” is the cry around the hillside
Let us all remember them tonight
Bob Hilliard was a Church of Ireland pastor
Form Killarney across the Pyrenees he came
From Derry came a brave young Christian Brother
Side by side they fought and died in Spain
Tommy Woods age seventeen died in Cordoba
With Na Fianna he learned to hold his gun
From Dublin to the Villa del Rio
Where he fought and died beneath the blazing sun
Viva la Quinte Brigada
“No Pasaran”, the pledge that made them fight
“Adelante” is the cry around the hillside
Let us all remember them tonight
Many Irishmen heard the call of Franco
Joined Hitler and Mussolini too
Propaganda from the pulpit and newspapers
Helped O’Duffy to enlist his crew
The word came from Maynooth, “support the Nazis”
The men of cloth failed again
When the Bishops blessed the Blueshirts in Dun Laoghaire
As they sailed beneath the swastika to Spain
Viva la Quinte Brigada
“No Pasaran”, the pledge that made them fight
“Adelante” is the cry around the hillside
Let us all remember them tonight
This song is a tribute to Frank Ryan
Kit Conway and Dinny Coady too
Peter Daly, Charlie Regan and Hugh Bonar
Though many died I can but name a few
Danny Boyle, Blaser-Brown and Charlie Donnelly
Liam Tumilson and Jim Straney from the Falls
Jack Nalty, Tommy Patton and Frank Conroy
Jim Foley, Tony Fox and Dick O’Neill